L'affermarsi del mito di John Woo e il trasferimento di questo regista-culto in America hanno contribuito a "sdoganare" anche altri registi di Hong Kong. Proprio John Woo è tra i produttori di questo film: del resto lo scorso anno aveva già sponsorizzato una pellicola assai interessante, anche se ingiustamente passata inosservata in Italia: «Costretti ad uccidere». «Il grande colpo» ha i tipici ingredienti del cinema di Hohn Kong confezionati per essere esportati ah Hollywood: spettacolare virtuosismo delle scene di combattimento, unito ad una buona dose di humor. Personalmente ho qualche difficoltà a sorridere durante delle scene di violenza piene di morti ammazzati: ma non si può darne la colpa all'estremo oriente, visto che la formula si è imposta anche da noi dai tempi della serie di «Beverly Hills Cops». E qualche situazione è effettivamente divertente, come la carneficina che scoppia durante una compostissima cena kasher. Resta fastidiosa e un po' inquietante l'estrema rozzezza delle psicologie: segno che la violenza è scarsamente compatibile con il cervello. Per i cultori del genere, un altro ingrediente orientale, carissimo anche ai Manga: un po' di erotismo in chiave nipponica, con tanto di conturbante ragazzina in divisa da collegiale, più un tocco di feticismo e di bondage.